Per biodiversità s’intende l’insieme di tutte le forme viventi geneticamente diverse e degli ecosistemi ad esse correlati. Implica tutta la variabilità biologica esistente: geni, specie (uomo compreso), habitat, ecosistemi e paesaggi.
L’agrobiodiversità è una parte di tale variabilità e rappresenta la diversità genetica all’interno dei sistemi agricoli, cioè degli agroecosistemi.
Con il termine biodiversità agricola o agrobiodiversità, si indica tutto il patrimonio di risorse genetiche vegetali, animali e microbiche formatesi, per azione di meccanismi biologici e per selezione naturale, nei tempi lunghi dell’evoluzione ed accumulate, fin dagli inizi dell’agricoltura, circa 10.000 anni fa, da generazioni di agricoltori e allevatori che hanno domesticato, selezionato e trasferito, da zone geografiche diverse, tutte quelle specie da cui ricavare prodotti utili all’uomo.
Poiché l’utilizzazione della biodiversità agricola produce un flusso di beni e servizi, è entrato nell’uso comune il termine generico di “risorsa genetica” .
Per risorsa genetica si intende il patrimonio genetico di una specie o altra entità sottospecifica (razza, ecotipo, cultivar, varietà locale, ecc.), sia essa un vegetale, un animale o un microrganismo, che abbia un valore effettivo o potenziale per l’alimentazione e l’agricoltura.
La perdita di biodiversità si traduce sempre in perdita di ricchezza perché, con le specie e le varietà locali, scompaiono paesaggi, prodotti e culture locali ad esse legati.
La conservazione della diversità biologica può essere attuata in situ ed ex situ.
- La conservazione in situ si attua nell’ambiente naturale in cui le specie vivono e si sono adattate. Questo tipo di conservazione comprende quindi, tutte le attività e le politiche riguardanti la gestione della flora e della fauna all’interno dei parchi naturali e delle aree protette. Nel caso delle risorse genetiche destinate all’alimentazione umana la conservazione in situ dovrà essere anche on farm, cioè nei campi e nelle aziende degli agricoltori che le custodiscono coltivandole e allevandole.
- La conservazione ex situ si svolge invece al di fuori dall’ambiente naturale e/o di adattamento e quindi si attua nelle banche del germoplasma, nei campi catalogo, negli arboreti, negli orti botanici, zoo ed acquari.
Patrimonio immateriale dell’agrobiodiversità
Anche l’Uomo fa parte del mondo biologico ed è proprio grazie alla sua Intelligenza e al suo “Saper Fare” che si è formata e conservata nel tempo, la biodiversità agraria esistente oggi e si sono delineati i paesaggi agrari, pastorali e selvicolturali che caratterizzano i vari territori.
Anche il patrimonio di conoscenze delle Comunità Locali che hanno coltivato/allevato e custodito, sino ai nostri giorni, le risorse genetiche autoctone di un dato territorio, tramandando nel tempo le tecniche di coltivazione/allevamento e gli usi delle risorse autoctone del loro territorio, è ormai a rischio di erosione.
Con la scomparsa di una risorsa genetica, scompare infatti anche il patrimonio culturale e di tradizioni ad essa legati.
Questa consapevolezza è già presente nella Convenzione sulla Biodiversità (CDB) del 1992 e nei successivi Accordi Internazionali quali: il Protocollo di Cartagena (CDB, 2000), il Trattato Internazionale delle Risorse Genetiche Vegetali per l’alimentazione e per l’agricoltura (FAO, 2004) e il recente Protocollo di Nagoya (CDB, 2010) sull’accesso e i benefici derivanti dall’uso della biodiversità.
Il “capitale sociale”, se consideriamo le varie forme di conoscenza empirica riferite alla biodiversità, alla gestione del territorio, ai prodotti tradizionali, all’alimentazione, rappresenta un valore economico oltre che sociale.
L’UNESCO con la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale (ratificata con legge 27 settembre 2007 n. 167) già da tempo individua questo “capitale” come patrimonio culturale immateriale dell’umanità alla stregua dei patrimoni culturali classici, riconoscendone il diritto di salvaguardia in quanto minacciato da una cultura globalizzata che tende ad omologare le differenza tra culture. In questo contesto le conoscenze locali tradizionali sono soggette ad un continuo processo di erosione che in alcuni casi ha portato alla loro estinzione.
L’ARSIAL ha cercato in questi ultimi anni di rimodulare il suo intervento territoriale sull’agrobiodiversità secondo un approccio olistico capace di considerare nella loro importanza i vari “capitali”, espressione degli agricoltori e delle comunità che detengono le risorse genetiche.