OGM

La diffusione delle biotecnologie in campo agroalimentare suscita da tempo un ampio dibattito in ambito scientifico e tende a polarizzare l’opinione pubblica su due fronti opposti, tra chi è favorevole e chi è contrario. Il quadro che regola la complessa materia degli organismi geneticamente modificati[1] è in continua evoluzione e risulta spesso di difficile interpretazione a causa della conflittualità esistente tra la produzione normativa di livello comunitario e quella nazionale.
Nel rispetto del principio di precauzione (stabilito nell’articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell’UE), molte istituzioni locali di livello regionale o sub-regionale, in Europa e in Italia, hanno varato norme che introducono principi a salvaguardia del proprio territorio di competenza e hanno aderito al “network europeo delle regioni libere da OGM”. Tra esse, insieme ad altre regioni italiane, anche il Lazio.

Nel ribadire la propria vocazione a tutela della qualità e originalità della propria produzione agricola e a salvaguardia delle proprie risorse genetiche agrarie (L.R. 1 marzo 2000 n. 15), la Regione Lazio ha sancito il divieto di coltivazione e allevamento a qualsiasi titolo di organismi geneticamente modificati sull’intero territorio di competenza (L.R. 6 novembre 2006, n. 15 e Regolamento attuativo). Sposando di fatto il principio di precauzione a tutela dei consumatori. Le disposizioni emanate prevedono l’applicazione di sanzioni per chi coltiva OGM e l’esclusione dalle provvidenze finanziarie regionali per quei produttori che utilizzino ingredienti e materie prime di origine transgenica nel corso del processo produttivo.
Al fine di garantire l’adempimento del dettato legislativo, ad ARSIAL è stato demandato il compito di svolgere l’attività di vigilanza e controllo

Contemporaneamente, l’Agenzia viene chiamata a svolgere azioni di informazione e divulgazione indirizzate agli operatori e ai consumatori sui rischi derivanti dalla diffusione incontrollata degli organismi geneticamente modificati, nonché indagini e approfondimenti sul sistema produttivo regionale, al fine di individuarne i punti critici. Considerati gli elevati volumi di scambio che lo caratterizzano a livello internazionale e la forte dipendenza dall’estero del nostro paese per quanto riguarda le materie prime destinate all’alimentazione zootecnica, non vi è dubbio che al momento il settore mangimistico rappresenti uno dei segmenti più sensibili delle filiere interessate all’introduzione e alla diffusione degli OGM. Segmento, a cui è opportuno prestare particolare attenzione.

Approfondimenti

  • Programma di sviluppo di un sistema mangimistico regionale esente da OGM
    Coerentemente con le deliberazioni assunte in materia di OGM, già nel 2007 la Regione ha incaricato Arsial di condurre un’indagine conoscitiva sulle possibilità reali di costituire sul proprio territorio autentiche filiere zootecniche non OGM. Lo studio, affidato nella fase realizzativa alla Fondazione Diritti Genetici, ha prodotto un dossier che si articola in una serie di pubblicazioni.
  • Ordinamento colturale ed emergenza Diabrotica: proposta di rotazione colturale e bilancio delle UFL aziendali” La relazione fra mais e OGM nell’ambito della filiera mangimistico-zootecnica è stata ulteriormente analizzata alla luce della problematica “diabrotica”. L’indagine conoscitiva, condotta da ARSIAL in collaborazione con l’Associazione Romana Allevatori e l’Associazione Provinciale Allevatori di Latina, propone di fronteggiare l’emergenza rappresentata dal parassita attraverso l’introduzione di nuovi modelli di ordinamento colturale, simulandone il possibile impatto sul reddito aziendale, tanto nella filiera bovina quanto in quella bufalina. Relazione diabrotica
  • Relazione sulla Cartografia tematica propedeutica al Piano regionale di coesistenza tra le forme di agricoltura transgenica, convenzionale e biologica e all’individuazione dei siti pubblici nei quali consentire eventuali rilasci di OGM a fini sperimentali (D.M. 19/01/2005)” Realizzazione di cartografia digitale finalizzata a reperire e/o predisporre una serie di banche dati su supporto informatico relative al territorio laziale e realizzare una base cartografica regionale propedeutica ad una analisi preliminare del territorio, in vista della elaborazione di una proposta di Piano regionale di coesistenza tra forme di agricoltura transgenica, convenzionale e biologica e dell’individuazione dei siti pubblici dove consentire la sperimentazione. Relazione cartografia tematica ogm
  • OGM: note per un consumo consapevole” L’opuscolo tratta in maniera divulgativa le principali problematiche connesse all’uso delle agrobiotecnologie.

Siti di interesse:

A chi rivolgersi

Arsial – Area Tutela Risorse e Vigilanza sulle produzioni di qualità
tel: 06. 86273451, fax: 06. 86273270

[1]Organismo geneticamente modificato (OGM):
«un organismo, diverso da un essere umano, il cui materiale genetico è stato
modificato in modo diverso da quanto avviene in natura con l’accoppiamento e/o la
ricombinazione genetica naturale” (art. 2 della Dir. 2001/18/CE del Parlamento Europeo e
del Consiglio del 12 marzo).

[2] L’art. 2 comma 1 della L.R. 15/2006 impone di verificare il divieto di coltivazione di OGM sul territorio regionale. L’attività di vigilanza e controllo è svolta prioritariamente sulle aziende maidicole, in quanto la coltivazione di soia a livello regionale è pressoché trascurabile rispetto a quella del mais. Alla coltivazione di mais, inoltre, sono connessi maggiori fattori di rischio, sia perché in alcuni paesi europei è stata autorizzata la coltivazione di numerose varietà di mais GM (oltre 30 varietà di mais GM sono attualmente iscritte al catalogo varietale europeo), sia perché le sementi di mais vengono prodotte in paesi in cui la coltivazione di mais GM è autorizzata, col conseguente rischio di eventi di contaminazione riconducibile ad impollinazione incrociata. Le altre attività previste dalla legge sono, al momento, in attesa di attivazione.

  • Prospetto dei controlli in atto e da attivare (da linkare)