Olivo: il panorama varietale

La coltivazione dell’olivo sul territorio laziale presenta un assortimento varietale particolarmente marcato con la presenza tuttavia, nei diversi areali, di una o più varietà prevalenti.

Così, ad esempio, in provincia di Latina la parte del leone la fa la cultivar Itrana, varietà a duplice attitudine che si presta sia alla produzione di olio che per essere consumata come oliva da mensa; nella province di Roma e Rieti circa la metà delle piante appartengono alla varietà Carboncella; a Viterbo domina la cv Caninese; a Frosinone infine la cv. principale è il Moraiolo. Seguono poi, di norma, in percentuali variabili ma comunque diffuse in tutte le aree di produzione olivicola le varietà Leccino e Frantoio, associate variamente ai più caratteristici ecotipi locali, la cui presenza è spesso limitata a comprensori del tutto circoscritti.

fonte Arsial – valori indicativi

Un notevole impulso alla diffusione di varietà provenienti da altre regioni olivicole italiane si è registrato in seguito alle gelate del 1985, che portarono alla moria di un numero elevatissimo di piante. Nella fase di sostituzione, fondamentale fu l’intervento del settore vivaistico extraregionale, la cui offerta varietale era incentrata prevalentemente su cultivar ampiamente conosciute. Il fenomeno contribuì a determinare l’indebolimento del patrimonio olivicolo locale a vantaggio di cultivar immeritatamente sopravvalutate.

Un contributo ad arginare la perdita di biodiversità del patrimonio olivicolo regionale, è venuto anche dalla legge regionale 15/2000 sulla tutela della biodiversità di interesse agrario che ha permesso di porre sotto protezione le seguenti cv. locali: Marina (provincia di Frosinone), Minutella Casarè e Vallanella (provincia di Latina), Salvia e Sirole (Sabina Romana e Reatina).

Solo da qualche anno a questa parte si è posta la dovuta attenzione al recupero delle varietà tradizionali a diffusione locale, ampiamente adattate nel tempo ai diversi ambienti di coltivazione. Rispondendo da una parte all’esigenza di diversificare le produzioni oleiche aziendali per ampliare la gamma di offerta e dall’altra incrementare il valore aggiunto attraverso l’affermazione degli oli mono varietali che incontrano il gusto di una fetta sempre più ampia di consumatori.