Buone notizie per il nostro mercato ortofrutticolo. L’export delle pesche e delle nettarine resta positivo, malgrado il calo produttivo degli ultimi due anni.
Un risultato positivo per l’export, nonostante le difficoltà dell’annata. I numeri delle esportazioni di pesche e pesche nettarine, monitorati dal report periodico del CSO Servizi di Ferrara, si confermano positivi, malgrado il vistoso calo di produzione che nelle ultime due annate sta caratterizzando l’intero comparto in Italia e nel resto continente.
Il prodotto italiano, nonostante la flessione produttiva, viene comunque collocato con regolarità sui mercati esteri, grazie all’elevata qualità dei frutti e al gradimento dei consumatori. Vista la riduzione dei volumi, in questo periodo lo sforzo degli operatori è concentrato soprattutto sulla selezione della clientela e delle forniture, mentre le vendite vere e proprie evidenziano forbici di prezzo anche molto elevate, in funzione delle diverse disponibilità.
I PREZZI
I prezzi all’ingrosso sono caratterizzati da una notevole variabilità, che interessa anche i prodotti di prima qualità, indirizzati al mercato nazionale, a quello tedesco o in Nord Europa. Le nettarine di calibro A si posizionano su quotazioni generalmente ricomprese nell’intervallo 1.55-1.70 €/kg, le calibro B sugli 1.20-1.30 €/kg, mentre per i cestini di nettarine calibro C i prezzi oscillano sugli 1.15-1.25 €/kg.
Per le pesche, I listini delle calibro A si collocano generalmente su 1.30-1.40 €/kg, le calibro B tra gli 1.15 fino 1.25 €/kg, mentre le calibro C rientrano nella forbice di prezzo 1.05-1.15 €/kg, con massimi anche maggiori per clientela selezionata.
IL CALO PRODUTTIVO
Il Lazio è tra le prime cinque regioni italiane per la produzione di pesche e di nettarine, per quantità e qualità. Il calo produttivo, rilevato soprattutto nelle annate 2020-21, ha condizionato pesantemente l’andamento dei raccolti nell’intero areale europeo. La produzione italiana nel 2020 si è fermata poco al di sotto delle 820.000 tonnellate, con un calo produttivo del 28% rispetto al 2019 e del 34% sul quinquennio 2014/2018. Per la campagna 2021 le stime sono ancora più basse. L’annata dovrebbe chiudersi con un raccolto di poco superiore alle 720.000 tonnellate, in flessione dell’11% sul 2020, ma in contrazione del 45% rispetto al potenziale produttivo nazionale, stimato in 1.200.000 tonnellate.
Le ragioni del calo produttivo, alla base di una vera e propria crisi di settore, vanno ricercate secondo il CSO servizi nelle condizioni atmosferiche avverse, caratterizzate da freddo, gelate e precipitazioni fuori stagione, che nelle ultime due annate hanno falcidiato le coltivazioni nell’intera Penisola.