Il 22 marzo è entrata in vigore la nuova normativa di controllo sulla produzione biologica (Dlgs. 23 febbraio 2018, n. 20) che introduce una specifica disciplina sanzionatoria per gli operatori del settore.
Salutata dal ministero dell’agricoltura come misura qualificante a garanzia di un comparto in forte espansione, il provvedimento è stato accolto con molte resistenze e altrettante perplessità dagli operatori del sistema che, in linea generale, lo ritengono un intervento concepito prevalentemente allo scopo di introdurre rilevanti misure sanzionatorie, accompagnate da un discutibile appesantimento delle norme procedurali che, oltre a comportare un consistente aggravio dei costi, non sembrano contribuire nella sostanza ad elevare le garanzie a tutela del consumatore.
Quattro gli obiettivi dichiarati dal ministero: garantire una maggiore tutela del consumatore, del commercio e della concorrenza; semplificare e unificare in un solo testo di legge la materia dei controlli sulla produzione agricola biologica; rendere il sistema dei controlli più efficace anche sotto il profilo della repressione. Il tutto allo scopo di rendere “più forte e trasparente il biologico italiano”.
In realtà un quadro sanzionatorio per gli operatori del biologico, come previsto dall’Unione Europea, era già operante da alcuni anni. Il nuovo decreto non fa altro che confermare l’impianto generale vigente andando a rafforzare alcune prescrizioni. Trattandosi comunque di un provvedimento che interviene sulla definizione dei requisiti morali degli organismi di controllo e sul tema del conflitto di interessi tra controllori e controllati, richiamando al rispetto dei principali obblighi cui sono tenuti gli operatori del sistema, si ritiene opportuno proporre di seguito un approfondimento che chiarisca le principali novità introdotte, precisando anche le sanzioni amministrative previste.
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