Risale a meno di due anni fa l’approvazione da parte del parlamento italiano del testo unico sul vino, il primo provvedimento organico a carattere normativo che contempla formalmente la salvaguardia e la valorizzazione della viticoltura ‘storica’ ed ‘eroica’ nel nostro paese, esaltandone la funzione di presidio contro il dissesto idrogeologico in aree determinate e richiamando il particolare pregio paesaggistico, storico e ambientale delle coltivazioni. Trovano così il giusto riconoscimento i valori sociali e culturali collegati alla coltivazione della vite e alla produzione del vino in particolari ambiti e si apre la possibilità di salvaguardare l’identità storica e sociale di una comunità che, attraverso il suo vino, può raccontare se stessa ed il proprio paesaggio. Condizione essenziale per garantire sopravvivenza e sostenibilità ai territori interessati, che solo dal connubio tra tutela paesaggistica e sviluppo turistico qualificato possono sperare di tenere in piedi le loro fragili economie locali.
Situazioni queste ultime molto diffuse nel nostro paese, specie nelle aree interne e montane, ma molto spesso anche in quelle impervie costiere e insulari.
Nel Lazio, un caso esemplare è rappresentato dall’isola di Ponza dove un’antica tradizione vitivinicola, testimoniata tra l’altro dall’ampia diffusione di terrazzamenti coltivati a vite, a lungo oscurata per effetto dell’abbandono dell’attività agricola a partire dalla seconda metà del secolo scorso, si è saldata con una forte ‘vocazionalità’ turistica e soprattutto con la lungimiranza e lo spirito imprenditoriale di alcune aziende vitivinicole di primaria importanza regionale e nazionale. A partire da questi primi investimenti, destinati a riproporre con nuove tecniche la tradizionale coltivazione, è possibile pensare ad un rilancio della produzione vitivinicola locale. Puntando su una varietà di vite da vino a bacca bianca, la Biancolella, introdotta nelle isole ponziane nel corso dell’800 ad opera di coloni provenienti dall’isola di Ischia, al momento ritenuto il vitigno autoctono più rappresentativo e dalle maggiori potenzialità.
In tale prospettiva, risulta di estrema importanza l’attività di censimento e successiva caratterizzazione dei vitigni autoctoni promossa e realizzata da Arsial, su mandato regionale, nel corso degli ultimi quindici anni. Tanto che attualmente, i vitigni autoctoni individuati sull’isola, risultano nella loro totalità iscritti ai registri nazionale e regionale delle varietà di vite idonee alla coltivazione e risale a circa un anno fa l’iscrizione dei medesimi al Registro volontario regionale a tutela delle risorse genetiche autoctone a rischio di erosione. Recentemente l’Agenzia si è fatta anche promotrice, in sintonia con l’amministrazione comunale di Ponza, di un’opera di sensibilizzazione rivolta alla popolazione agricola locale tesa al recupero e alla riqualificazione dei vecchi vigneti abbandonati. Proponendo anche un percorso che, tenuto conto dei vincoli strutturali e normativi, contribuisca a far ‘emergere’ la superficie vitata esistente finora non dichiarata e di attivare tutti gli strumenti di sostegno a disposizione. Infatti, a fronte di oltre 300 ettari di vite censiti all’impianto (1910) dal catasto terreni delle isole ponziane, appena 6 ettari (4,7 a Ponza e 1,2 a Ventotene) risultano attualmente registrati allo schedario vitivinicolo. Di questi, 3,56 appartengono al vitigno Biancolella e si trovano a Ponza.
In primo luogo quindi occorre provvedere all’iscrizione, su istanza degli interessati e indipendentemente dal profilo giuridico del titolare, delle superfici vitate fino ad oggi non dichiarate – pre-condizione indispensabile per poter etichettare un vino con l’indicazione varietale – con l’obiettivo di raggiungere una massa critica di almeno 25-30 ettari complessivi.
In seconda istanza, favorire l’adesione alla rete di conservazione e sicurezza prevista dalla legge di tutela delle risorse genetiche a rischio di erosione (L.R. 15/2000), tra cui rientra dal 2017 anche la Biancolella, da parte di produttori che detengano superfici vitate inferiori ai 1.000 mq – e come tali esenti dall’obbligo di iscrizione al catasto vitivinicolo – garantendo loro la possibilità di accesso alle misure di sostegno del PSR (misura 10.1.8 “conservazione biodiversità vegetale”) che contempla contributi di 700 €/Ha, ovvero di 70 €/pianta fino a un massimo di 10 piante/Ha.