Il Progetto di difesa

Il progetto concepito per far fronte ad emergenze fitosanitarie segnalate in alcune aree frutticole della regione, in particolare il territorio della Sabina romana colpito dagli attacchi di Drosophila su ciliegio e quello di Colonna, nel comprensorio dei Castelli a sud di Roma, dove si registra una recrudescenza dei danni provocati dalla mosca della frutta (Ceratitis Capitata) su pesco, si muove su due binari paralleli. Da una parte cercando di contenere i danni provocati dai carpofagi attraverso misure di carattere agronomico abbinate a tecniche di monitoraggio e di cattura massale, dall’altro con l’obiettivo di acquisire specie per il caso della Drosophila una serie di conoscenze, al momento solo parzialmente disponibili, sulla biologia dell’insetto e sul suo comportamento nel nuovo ambiente di diffusione.

Nel caso della Drosophila Suzukii, il moscerino di origine giapponese probabilmente introdotto nel nostro Paese insieme alle merci provenienti dall’estremo oriente, le prime segnalazioni risalgono al 2013, ma è da un paio di anni a questa parte che si registrano danni ingentissimi alle coltivazioni di ciliegie, la cui produzione commercializzabile risulta drasticamente ridotta.

L’insetto trova campo libero alla sua diffusione in assenza di predatori specifici nei nuovi ambienti di inserimento, mentre la presenza di più specie frutticole con diversa stagionalità di produzione e l’esistenza di potenziali ospiti intermedi rintracciabili tra esemplari della flora spontanea locale, ne garantisce il ciclo biologico, in particolare in alcuni areali del territorio regionale.

Di conseguenza, la messa a punto di una strategia di difesa efficace e duratura, a impatto ambientale limitato, richiederà un impegno pluriennale e soprattutto un approccio integrato di competenze. Di qui l’esigenza di coordinare gli apporti specialistici delle diverse istituzioni di ricerca coinvolte. Oggetto di indagine saranno le variabili climatiche e i potenziali effetti sullo sviluppo delle infestazioni, l’applicazione di sistemi di monitoraggio puntuali per accompagnare il controllo guidato, il potenziamento dei fattori naturali di controllo con particolare riferimento all’impiego di tecniche di lotta biologica e infine l’introduzione di varietà meno suscettibili.

Del resto, finora, anche il ricorso all’impiego di prodotti chimici di sintesi, non ha contribuito ad un contenimento significativo dei danni a carico delle coltivazioni. Tra l’altro, le deroghe speciali concesse dal ministero della Salute per l’impiego di prodotti “non convenzionali” in situazioni di emergenza, hanno alimentato comportamenti poco ortodossi tra gli agricoltori che sono intervenuti, con dosi eccessive, contribuendo all’insorgere di possibili resistenze e generando rischi di natura sanitaria per gli stessi utilizzatori, per l’ambiente e per i consumatori finali.

Il Progetto di difesa (versione integrale)