Con l’obiettivo di chiudere la fase di rilevamento sul campo entro maggio 2015, l’Agenzia invita proprietari e conduttori dei terreni interessati a fornire la massima collaborazione, agevolando l’accesso ai rilevatori incaricati.
A partire dal 2013, su mandato della direzione agricoltura della Regione Lazio, Arsial ha avviato le attività per la realizzazione della carta pedologica regionale, avvalendosi della collaborazione scientifica del CRA-RPS, Centro di ricerca per lo studio delle relazioni fra pianta e suolo. Successivamente si è provveduto, tramite bandi di gara europei, all’affidamento delle operazioni di rilevamento sul campo per l’acquisizione dell’insieme dei profili programmati.
Praticamente completati, ad oggi, i rilevamenti pedologici per le province di Rieti e Viterbo, rimangono ancora da effettuare circa 150 profili in provincia di Frosinone e Latina. Di conseguenza, per i rilevamenti a scala 1:250.000, si è molto vicini all’obiettivo dei 1.200 profili preventivati. Rimangono inoltre da eseguire una parte dei profili programmati nelle aree di dettaglio (Zone vulnerabili ai nitrati di Tarquinia – Montalto di Castro e Latina e Zone vitivinicole della DOC Colli Albani) ove la scala di rilevamento scende a 1:50.000. Qui, in particolare, si registra un ritardo nell’area vitivinicola Colli Albani-Castelli Romani ove mancano all’appello circa 50 profili su un totale di 80 previsti.
Per quanto riguarda le informazioni analitiche sui suoli, si può ritenere conclusa all’80% la fase di acquisizione dei campioni (su un totale di circa 4.000), mentre si registrano ritardi di una certa consistenza per le determinazioni in corso presso i laboratori, dove gli esemplari trattati non superano un terzo del totale. Slittano, di conseguenza, i tempi per la restituzione alle aziende agricole dei risultati analitici promessi al momento della realizzazione dei profili pedologici.
Il lieve ritardo che si registra complessivamente nella campagna di esecuzione dei profili rispetto a quanto inizialmente programmato, è imputabile in primo luogo alle difficoltà incontrate nell’iter di acquisizione dei permessi presso le autorità competenti, in particolare laddove si è resa necessaria l’autorizzazione delle soprintendenze archeologiche. Ritardi aggravati, in alcuni casi, da condizioni climatiche avverse che hanno colpito le zone interessate.