Viticoltura autoctona: Raspato Nero e Reale Bianca iscritti nel Registro regionale

10/05/2021 - 

Dopo l’iscrizione nel Registro nazionale, i due vitigni autoctoni sono stati iscritti anche nel Registro regionale, condizione indispensabile per coltivare e vinificare le uve sul territorio laziale.

Dopo l’iscrizione nel Registro nazionale delle varietà di vite avvenuta a febbraio, Raspato Nero e Reale Bianca, due vitigni autoctoni del basso Lazio, sono stati iscritti anche nel Registro regionale delle varietà di vite classificate idonee alla produzione di uva da vino, condizione indispensabile per coltivare e vinificare le uve sull’intero territorio laziale. I due autoctoni, entrambi originari dei Monti Aurunci e in particolar modo del comune di Esperia, nell’area meridionale delle provincia di Frosinone, sono anche esempi di biodiversità salvaguardata,  censiti e iscritti da Arsial nel Registro volontario regionale delle risorse genetiche a rischio erosione (RVR), che protegge la nostra agrobiodiversità regionale.

Con l’iscrizione del Raspato Nero e della Reale Bianca la Regione Lazio ha incrementato la propria piattaforma ampelografica, che oggi conta su 84 vitigni, 37 dei quali autoctoni. L’inclusione di Raspato Nero e Reale Bianca nei registri è frutto del grande lavoro di Arsial, che da anni è impegnata nella riscoperta degli autoctoni, nell’intento di diversificare la filiera vitivinicola regionale, caratterizzandola con vitigni identitari dei diversi territori.  

RASPATO NERO
Il Raspato Nero, conosciuto anche come Olivella di Esperia, è citato in due importanti documenti del tardo Ottocento: il Bullettino Ampelografico del 1877 della Provincia di Terra di Lavoro e gli atti dell’Inchiesta Agraria e sulle condizioni della classe agricola del 1884.

È un vitigno mediamente vigoroso, idoneo anche per la vinificazione in purezza, impiegato soprattutto nella produzione di rossi dal sapore morbido e persistente. All’esame visivo il vino ottenuto da uve di Raspato presenta un colore rosso rubino intenso, dalle evidenti sfumature violacee. Al naso si caratterizza per note floreali e fruttate, con sentori di ciliegia e frutti di bosco. Al gusto presenta una buona alcolicità, unita a una struttura acida bilanciata, con una leggera sapidità e una tessitura tannica, che inducono verso una chiusura leggermente amara. L’intensità gusto-olfattiva del vino è buona. Nel complesso, la superficie coltivata a Raspato ammonta a circa cinque ettari.

LA REALE BIANCA
Le origini della Reale Bianca non sono documentate, ma dalle ricognizioni effettuate sul territorio, è emerso che il vitigno è coltivato in zona da oltre un secolo. Il nome Reale Bianca deriva dalla memoria storica dei viticoltori più anziani, che hanno caratterizzato il vitigno col termine “bianca”, per distinguerlo dal Capolongo b. che in zona è conosciuto come Reale Gialla.

L’areale di produzione interessa l’intero comune di Esperia e parte della vicina Pontecorvo. Si coltiva su terreni collinari, prossimi alle alture degli Aurunci. È un vitigno vigoroso, con buona resistenza alle crittogame e alle avversità climatiche e preferisce forme di allevamento espanse con una potatura lunga non eccessivamente ricca. All’esame visivo il vino ottenuto da uve di Reale Bianca presenta un colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. Al naso di presenta con note di fiori di campo e frutta esotica.  Al gusto presenta una buona alcolicità, con un tenore zuccherino medio e bassa acidità. L’intensità gusto-olfattiva del vino è buona. Nel complesso, la superficie coltivata a Reale Bianca ammonta a circa cinque ettari.

Allegati

Raspato Nero e Reale Bianca – Iscrizione nel registro regionale – Det. G04997/2021
Registro Regionale delle varietà di vite classificate idonee alla produzione di una da vino – Elenco