L’XI Congresso Nazionale della SISEF (Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale), svoltosi recentemente a Roma presso la sede del CNR, ha posto al centro del dibattito il tema della valorizzazione delle risorse forestali italiane. Richiamando l’attenzione sullo stato delle foreste nel nostro paese e sul ruolo che attualmente tale patrimonio svolge nel contesto socio economico nazionale.
E’ inutile dire che l’argomento, già di per sé importante, ha assunto una centralità inedita quest’anno, anche per effetto della paurosa devastazione provocata dagli incendi, spesso dolosi, che hanno imperversato sull’intera penisola.
Il dato eclatante, fino ad oggi sottaciuto o comunque non adeguatamente divulgato presso il grande pubblico, consiste nel fatto che aldilà della consistenza – nel nostro paese per inciso le foreste ricoprono all’incirca il 40% del territorio – la superficie coperta da boschi è da anni in forte espansione. Non tanto come conseguenza di una politica volta a sostenerne lo sviluppo, quanto per effetto del progressivo e quasi inesorabile abbandono di ampie aree del territorio italiano, in precedenza destinate a pascolo e ad un utilizzo agro-zootecnico. Si tratta, ovviamente, di porzioni di territorio che dal punto di vista della loro destinazione agricola sono classificabili in prevalenza come terreni marginali.
Di conseguenza, per effetto dell’abbandono, la natura ha ripreso il suo ‘naturale’ sopravvento, facendo sì che il bosco riprendesse possesso di ampie porzioni di territorio. Il risultato, apprezzabile negli ultimi decenni anche da un punto di vista statistico, è reso evidente da una progressiva espansione della superficie forestale a livello nazionale. Nel frattempo, la risorsa legno ha perso di importanza e la funzione produttiva del bosco è vista sempre più con diffidenza, come conseguenza di una nuova percezione diffusa che ne ha mutato radicalmente funzioni e finalità. La percezione prevalente che si ha oggi delle foreste è legata soprattutto alle funzioni ricreative, paesaggistiche ed eco-sistemiche delle aree boscate.
Nel frattempo, il Paese continua ad importare legname con valori che, a seconda della tipologia, oscillano intorno al 60% del fabbisogno nazionale. Sta di fatto che il patrimonio forestale italiano, per definizione risorsa rinnovabile, rappresenta un potenziale enorme che attualmente è solo parzialmente sfruttato. La pianificazione forestale infatti riguarda solo il 15% dei boschi, mentre in generale si rinuncia alla ‘governance’ (ad una gestione attiva) su un patrimonio che copre il 40% del territorio nazionale, senza provvedere nemmeno ad approntare le misure minime per metterlo in sicurezza. Rinunciando nel complesso ad attivare un volano economico di grande portata.
Lo sviluppo competitivo della filiera forestale è limitato ad alcune sporadiche realtà, le produzioni certificate rappresentano casi eccezionali. Tuttavia la consapevolezza di questi limiti sta divenendo il punto di partenza per avviare una ripresa, sollecitata da più parti. Sono le stesse realtà professionali e produttive del settore a spingere in questa direzione, così come il mondo dell’università e della ricerca. Ma anche le istituzioni di riferimento a livello nazionale, non appaiono insensibili all’argomento e si stanno muovendo. È infatti atteso a breve un nuovo testo unico sulle foreste, finalizzato a semplificare e aggiornare la normativa di settore e curato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, il quale, dopo la perdita del Corpo Forestale dello Stato, ha da poco istituito una Direzione generale foreste, proprio per rispondere a questa sfida.
Nel Lazio sono presenti 600.000 ettari di boschi. Di questi, ventiduemila, sono di proprietà regionale. Un patrimonio, purtroppo, molto parcellizzato e scarsamente utilizzato, anche per effetto della mancata pianificazione.
Nel suo piccolo Arsial, che detiene alcune proprietà di interesse forestale ereditate dal suo passato di ente di riforma fondiaria, ha provveduto di recente ad approntare e a dare attuazione ad un Piano di Gestione e Assestamento Forestale su 346 ettari di proprietà, situati nel comprensorio dei Monti Cimini (VT). Parallelamente, sta provvedendo alla realizzazione del ‘Piano Giordano’ per assicurare la manutenzione delle fasce frangivento di competenza, estese per centinaia di chilometri nella pianura pontina.
E, da ultimo, intende promuovere un’attività di informazione, supporto e coordinamento dei soggetti operanti lungo la filiera (proprietari, aziende utilizzatrici, professionisti e operatori forestali, utilizzatori, certificatori, ecc.), anche in relazione alla Misura 8 del PSR, offrendo per questa via un proprio contributo alla ripresa del settore nella Regione.