Troppe le DOP non rivendicate, scegliamone alcune e puntiamo su valore aggiunto, sviluppo dei territori, biodiversità

16/09/2017 - 

L’assessore all’agricoltura della Regione Lazio, Carlo Hausmann, interviene al Cheese di Bra al convegno ‘Il Futuro delle DOP è nelle mani dei giganti?’, organizzato da Slow Food

La situazione italiana – dice Hausmann – si differenzia notevolmente da quella francese denunciata da Véronique (Véronique Richez-Lerouge, giornalista e presidente dell’Association Fromages de Terroirs, autrice di un libro inchiesta sull’assalto delle multinazionali al mercato francese dei formaggi a latte crudo (http://cheese.slowfood.it/futuro-delle-dop-nelle-mani-dei-giganti) ha appena presentato i dati allarmanti scaturiti dalla sua indagine: i due terzi dei formaggi francesi protetti dalla DOP sono finiti nelle mani delle grandi industrie.), noi abbiamo piccoli bacini, la nostra è una realtà fatta da tantissimi piccoli e medi produttori e oltre il 40% delle DOP non viene rivendicata. E questo perché non creano valore aggiunto.

Solo in Regione Lazio – continua l’assessore – la nostra Agenzia per lo sviluppo e l’innovazione, Arsial, sta seguendo le sorti di 60 formaggi tradizionali, per farli emergere e valorizzarli. Si tratta di prodotti e di bacini di produzione che non ambiscono alla DOP. Perché oltre alle DOP, abbiamo i prodotti ‘tradizionali’ (che sono una specificità tutta italiana), nel complesso abbiamo a disposizione circa 10 mila specialità alimentari. Troppe! Scegliamone una parte, 100, 500 e puntiamo su quelle. Quelle più suscettibili di sviluppo. Codifichiamo una tipologia di produzione. Favoriamo i marchi geografici collettivi. Cercando di creare valore aggiunto e sviluppo delle realtà territoriali, attraverso la costruzione di sistemi su misura, caso per caso, a sostegno della produzione locale”.

“Questo – conclude Hausmann – è un percorso possibile. Cercando di evitare le patologie: le barriere all’ingresso, la banalizzazione dei disciplinari, la concentrazione del potere nelle mani di pochi; la crescita di altri marchi geografici, la scarsa remunerazione delle materie prime che rappresenta il pericolo più grande di tutti”.