Regione, Arsial e Slow Food convocano i produttori per organizzare la presenza del Lazio alla prossima edizione del salone del Gusto, in programma a Torino dal 22 al 26 settembre 2016. Innanzitutto per comunicare le novità, a partire dal titolo, che quest’anno caratterizzeranno la manifestazione, a vent’anni di distanza dal primo appuntamento.
Il Salone diventa così ‘Terra madre Salone del gusto’ per mettere al centro “le comunità del cibo e il ruolo da protagonisti che sempre più è assegnato a tutti coloro che nel mondo producono e coltivano il nostro cibo”. E uscendo dal Lingotto, storico spazio destinato ad ospitare l’evento, si aprirà alla città e al territorio – come spiega la responsabile del Salone, Carla Coccolo, ai produttori del Lazio. A partire dal Parco del Valentino, in riva al Po, ma anche in molti altri punti della città e in sedi prestigiose, come la Reggia di Venaria, il Palazzo Reale, il Teatro Carignano, il Circolo dei Lettori.
Ma l’appuntamento con i produttori alla sala Tirreno, nel palazzo della Regione, è l’occasione soprattutto per lanciare una sfida. “La cosa importante per noi – dice l’assessore regionale all’Agricoltura, Carlo Hausmann – è presentarci con una proposta originale e distintiva, ma soprattutto ci presenteremo in squadra e non come individualità. Ci stiamo preparando – continua Hausmann – per selezionare specialità e aziende, per portare a Torino una grande gamma di prodotti alimentari di eccellenza. Prodotti molto originali dal punto di vista genetico e del legame con il territorio, poi il racconto di quella che è la nostra storia e anche delle storie delle singole imprese che si presenteranno a un pubblico internazionale”.
“Al Salone del gusto di Torino ci saremo e rappresenteremo non solo la varietà e la complessità delle aziende e dei prodotti – dichiara Antonio Rosati, amministratore unico di Arsial – ma porteremo anche elementi di economia di prossimità: gruppi di acquisto e orti urbani e anche il lavoro delle scuole e delle università. Obiettivo del sistema agroalimentare – conclude Rosati – deve essere quello di fare del cibo un fattore di sviluppo, a partire però da una grande sostenibilità ambientale, con l’impegno etico di lasciare alle generazioni dopo di noi una ‘Terra madre’, come recita il nuovo nome del Salone del gusto”.