Da un paio di anni a questa parte i cerasicoltori di Moricone, nella Sabina romana, a pochi chilometri dalla Capitale si trovano a dover fronteggiare un nuovo nemico. Un moscerino di origine giapponese, probabilmente introdotto nel nostro Paese insieme alle merci provenienti dall’estremo oriente, sta provocando danni ingentissimi alle coltivazioni di ciliegie, riducendo drasticamente la produzione commercializzabile. La Drosophila Suzukii, questo il nome scientifico dell’insetto, trova campo libero alla sua diffusione in assenza di predatori specifici nei nuovi ambienti di inserimento, mentre la presenza di più specie frutticole con diversa stagionalità di produzione e l’esistenza di potenziali ospiti intermedi rintracciabili tra esemplari della flora spontanea locale, ne garantisce il ciclo biologico, in particolare in alcuni areali del territorio regionale. Il tutto in assenza di conoscenze adeguate sulla biologia dell’insetto e sul suo comportamento negli ambienti colonizzati di recente e di efficaci sistemi di lotta per contrastarne la diffusione.
Mentre nella Sabina romana è la drosophila a destare al momento le maggiori preoccupazioni, altrove a sud di Roma, nell’area frutticola dei Castelli, si segnalano negli ultimi anni recrudescenze significative dei danni provocati dalla mosca della frutta, la Ceratitis Capitata, un’antica conoscenza dei coltivatori di pesche tardive nel territorio del comune di Colonna.
Sui due fronti segnalati della lotta per il contenimento della Drosophila Suzukii e della Ceratitis Capitata, Arsial di concerto con il CAR, Centro Agroalimentare di Roma, e con il sostegno della Regione Lazio ha chiamato a raccolta il sistema della ricerca agricola presente sul territorio regionale, i diversi istituti del CREA interessati e la divisione biotecnologie e agroindustrie dell’ENEA. Ne è scaturito un progetto pilota per il controllo sostenibile dei due parassiti, che muove i suoi primi passi proprio in questi giorni.
L’elevata partecipazione di agricoltori registrata in occasione della presentazione del progetto presso la Cooperativa Agricoltori Uniti di Moricone, nella giornata di ieri, è stato un segnale evidente della preoccupazione diffusa nelle campagne per l’emergenza fitosanitaria. Un’emergenza rispetto alla quale si può pensare nell’immediato solo a un contenimento dei danni con l’adozione di misure di natura prevalentemente agronomica, a carattere preventivo, abbinate a tecniche di monitoraggio e di cattura massale degli adulti. Tra l’altro, in questo clima di urgenza, il Ministero della Salute è intervenuto con deroghe speciali, previste dalla normativa fitosanitaria, autorizzando l’uso di principi attivi “non convenzionali” che invece di essere utilizzati dagli agricoltori con parsimonia ed estrema cautela, sono stati spesso impiegati in dosi eccessive contribuendo all’insorgere di possibili resistenze e generando rischi di natura sanitaria per gli stessi utilizzatori, per l’ambiente e per i consumatori finali.