Nocciola Romana Dop, approvate le variazioni al disciplinare

07/04/2022 - 

La Nocciola Romana Dop, una delle nostre eccellenze più rinomate, cambia il proprio disciplinare di produzione, adottando alcune modifiche sostanziali che lasceranno comunque inalterate le caratteristiche del prodotto e il legame con l’ambiente geografico di riferimento.

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La “modifica non minore” del disciplinare, presentata su richiesta degli operatori nell’intento di favorire lo sviluppo della filiera, il posizionamento di mercato del prodotto e la soddisfazione di una clientela sempre più esigente, è stata approvata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea lo scorso 5 aprile e introduce alcune sostanziali novità, adottate per favorire lo sviluppo della filiera.

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E di recente anche sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (GU n.89 del 15-4-2022)

Scarica l’approvazione in GU della Repubblica Italiana

IL NUOVO DISCIPLINARE
È stata ampliata la gamma delle varietà ammesse nella Dop. Le cultivar caratterizzanti restano sempre la “Tonda Gentile Romana” e il “Nocchione”, che però scendono da una percentuale minima del 90% all’80%, integrabile con altre varietà territoriali in quantità comunque non superiore al 20%. Cade anche il vincolo sull’impiego di specifiche cultivar complementari, non più limitato alle sole “Tonda di Giffoni” e “Barrettona”, ma esteso a tutte le varietà di nocciole presenti nell’areale di produzione.

Sulla base di questa modifica, ci sarà spazio per varietà di nuova introduzione, ma anche per varietà autoctone tutelate, espressione della nostra biodiversità agricola, tra le quali sono annoverate tre cultivar di nocciolo: la già citata Barrettona, la Casamale e la Rosa. Tutte originarie del Viterbese, iscritte nel Registro Volontario Regionale e oggetto di azioni di salvaguardia previste dalla L.R. n. 15/2000, il cui mantenimento è finanziato dall’Operazione 10.2.1 del PSR Lazio 2014/2020.

Sale anche il numero di piante per ettaro, nell’intento di non escludere dalla Dop i nuovi impianti a maggiore densità. Con le modifiche, il limite viene esteso a 800 piante per ettaro nei nuovi impianti e ampliato in quantità variabile tra le 150 e le 650 in quelli preesistenti. Inoltre, viene precisato che lo stoccaggio del prodotto potrà avvenire soltanto in locali che consentono il controllo puntuale della temperatura e dell’umidità, ponendo fine all’utilizzo delle tradizionali “finestre e areatori” impiegati in passato, che non garantivano una costante qualità del prodotto.

Particolarmente significativa, è l’estensione della gamma di tipologie per le quali è ammessa la commercializzazione del prodotto certificato: in guscio, tostata, sgusciata, sgusciata tostata e sgusciata pelata. Tutte egualmente associabili alla denominazione Nocciola Romana Dop, a condizione che le caratteristiche organolettiche del prodotto in vendita derivino esclusivamente dalla materia prima, sottoposta a trattamenti di essiccazione, tostatura o pelatura che non ne abbiano alterato la qualità. L’estensione della gamma, con il conseguente aumento delle referenze a marchio Dop, deriva dalla necessità d’incorporare sistemi che preservino nel tempo le proprietà organolettiche della Nocciola Romana, anche per soddisfare le richieste di un’utenza professionale in notevole crescita, sempre più orientata ai semilavorati.

LA NOCCIOLA ROMANA
La coltivazione delle nocciola interessa storicamente i distretti vulcanici, anche con risvolti economici importanti. Soprattutto nell’Alto Lazio, dove si registra una grande specializzazione produttiva, indotta dalla forte integrazione della nocciola nella filiera dolciaria nazionale.

La coltura della nocciola sul territorio laziale è praticata sin dall’antichità e si è consolidata nei secoli, con forti connessioni con l’enogastronomia e la pasticceria tradizionale. Ad oggi, l’areale di produzione della Nocciola Romana Dop comprende trentasette comuni del Lazio, divisi tra le province di Viterbo e Roma.