Con dieci parole chiave l’assessore regionale all’agricoltura, Carlo Hausmann, ha presentato una possibile lettura dell’agricoltura del Lazio, avviando un percorso partecipato per la costruzione di uno scenario futuro. Con l’ambizione di individuare necessità, ostacoli da rimuovere e linee di sviluppo del settore primario, in una prospettiva almeno decennale, come ha sottolineato più tardi Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, nel corso del suo intervento.
Gli stati generali dell’agricoltura, convocati da Regione Lazio e Arsial a Roma, presso l’aula magna del dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre, hanno visto la partecipazione di numerosi rappresentanti del mondo agricolo regionale e nazionale. Presenti in forze gli enti di ricerca, le organizzazioni professionali, le istituzioni del settore. Tra i relatori, anche il vice-ministro all’agricoltura Andrea Olivero.
Tutti disponibili a fornire il proprio contributo nel tentativo di delineare un futuro dell’agricoltura laziale, i cui tratti salienti erano stati tracciati da un lavoro preparatorio, articolato in 34 focus tematici, curato dall’assessorato regionale, da Arsial e dall’università della Tuscia.
Come sarà la nostra agricoltura nel prossimo decennio? Come possiamo immaginare lo sviluppo del sistema produttivo di fronte a una società che si modifica continuamente e di cui l’agricoltura è al servizio?
Questi gli interrogativi a cui si è tentato di dare una prima risposta. Con il contributo determinante delle parole chiave proposte da Carlo Hausmann che hanno richiamato l’attenzione su temi di grande rilevanza quali la globalizzazione, l’assetto del sistema produttivo, clima e acqua, la sostenibilità, il rapporto tra la campagna e la società inurbata, la centralità dell’impresa agricola, l’innovazione tecnologica, la messa in valore dei prodotti, l’organizzazione di filiera, l’agricoltura diversificata e la filiera corta.
Argomenti ai quali si è aggiunto, nell’intervento dell’amministratore unico di Arsial, Antonio Rosati il tema fondamentale della disponibilità del fattore Terra, concepito come valore d’uso piuttosto che come valore di scambio. “Duemila ettari a Castel di Guido –ha affermato Rosati – sono pronti per essere messi a bando sempre con la modalita’ dell’affitto. Se vogliamo avere una visione e una strategia bisogna affrontare la questione della terra come strumento d’uso, perche’ la terra e’ un bene di produzione e non di scambio”.
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