“Terre dell’olio”, il progetto che la Regione Lazio ha presentato a Milano nell’ambito dell’iniziativa nazionale ‘Expo e i territori’, fa tappa all’Open Colonna, al Palazzo delle Esposizioni di Roma. E lo fa nel momento in cui, a molitura ultimata, si possono degustare i risultati della campagna olivicola appena conclusa.
Un’annata eccezionale, in cui le produzioni ottenute dalle 4 denominazioni d’origine (Canino, Tuscia, Sabina e Colline pontine) e dai relativi territori possono giustamente vantarsi per le elevate caratteristiche qualitative raggiunte. E proseguire quel percorso di valorizzazione, iniziato a Milano, portando nell’anno del Giubileo nuovi flussi turistici lungo le direttrici tracciate nei quattro areali di produzione, ove rimarranno attivi gli otto sportelli informativi previsti dal progetto e saranno organizzati “educational tour” destinati ai visitatori provenienti dai mercati emergenti. Centoventi aziende di produzione e trasformazione aperte alle degustazioni dell’extra-vergine laziale, presso le quali sarà possibile apprezzare le elevate caratteristiche qualitative della produzione regionale e naturalmente rifornirsi di un prodotto che, per consistenza e diffusione, offre un notevole contributo al sostegno delle economie locali.
“L’olio è forse il prodotto più significativo della nostra regione, dietro c’è sapere, talento, tradizione e innovazione”, ha detto tra l’altro Antonio Rosati, amministratore unico di Arsial, intervenuto alla manifestazione insieme al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che ha invece richiamato l’attenzione sul progetto “Terre dell’Olio” e sulla campagna promozionale collegata, il cui obiettivo è quello di “dare visibilità alle quattro Dop della regione”. “La qualità dell’olio laziale – ha proseguito Zingaretti – si è conquistata uno spazio sempre maggiore ed è importante che le istituzioni incontrino questa forza dando una mano. E’ molto importante legare la qualità di questi prodotti alla qualità del territorio, promuovendola anche attraverso il turismo, perché dietro a questi olii c’è tanto di più: i borghi, le vigne, gli uliveti, la storia e la tradizione.”