Come comunicare l’agriturismo del Lazio

14/06/2017 - 

Roma mangia tutto. Un’affermazione che se è vera per gran parte delle attività produttive, quando si considera il rapporto tra la Capitale e il resto della regione, lo è a maggior ragione quando si parla di agriturismo. Perché non vi è dubbio che i flussi turistici, specie quelli di provenienza estera, vengano intercettati in prima battuta proprio dalla città eterna, a scapito del territorio che la circonda. Ne consegue che il sistema agrituristico del Lazio sia, già in partenza, viziato da una debolezza strutturale di fondo.

Ciononostante il settore, seguendo il trend di sviluppo medio che ha caratterizzato la domanda di ospitalità rurale a livello nazionale, è cresciuto enormemente, praticamente raddoppiando nell’arco di dieci anni l’offerta agrituristica regionale che oggi può contare su oltre 950 aziende. Uno sviluppo che tuttavia, a partire dal 2014, ha conosciuto una battuta di arresto, con una sensibile riduzione della durata della permanenza media presso le strutture agrituristiche.

I limiti strutturali dell’agriturismo laziale si sommano quindi alle difficoltà congiunturali e spingono ad interrogarsi sulle possibili soluzioni da adottare e sulle strategie da seguire. Temi sui quali ha richiamato l’attenzione l’incontro promosso da Regione Lazio e Arsial dal titolo “comunicare l’agriturismo”, svoltosi oggi a Cori presso la sala conferenze dell’agriturismo Cincinnato. “Un momento di ascolto degli operatori – come lo ha definito l’assessore all’agricoltura della Regione Lazio, Carlo Hausmann – sui nodi di sviluppo che caratterizzano il settore”. A partire dai primi interrogativi che lo stesso assessore rivolge alla platea dei presenti.

L’agriturismo del Lazio è riconoscibile? Come si caratterizza l’offerta agrituristica della nostra regione? In che misura si integra a livello territoriale con altre offerte di interesse turistico? Questi ed altri elementi formano oggetto di riflessione, insieme ai tratti caratteristici dell’offerta agrituristica: l’autenticità della proposta, la personalità dei luoghi, i target dell’utenza a cui rivolgersi. E naturalmente l’attività di promozione e marketing dell’offerta aziendale e territoriale che sempre più deve puntare su proposte ‘forti’, riconoscibili, capaci di supplire alla mancanza di luoghi ‘forti’, dalla seducente attrattività.

Un percorso al quale può contribuire positivamente anche la strumentazione normativa che regola il settore e che a partire dal 2013 ha reso operante, a livello nazionale, un sistema di classificazione dell’offerta agrituristica, con l’obiettivo di orientare il consumatore nella scelta dei servizi e delle strutture disponibili. Il tutto corredato dalla creazione di un portale, www.agriturismoitalia.gov.it, in cui confluiranno tutte le informazioni necessarie.

Saranno i girasoli, in numero variabile da 1 a 5 a corredo del logo aziendale, a qualificare l’impresa agrituristica per la quantità dei servizi offerti e saranno le regioni a vigilare sulla corretta applicazione di questa sorta di certificazione volontaria. Nella regione Lazio sarà l’Arsial ad assicurare la vigilanza sul settore, consolidando il sistema di controllo a campione già avviato. Ma nei programmi dell’Agenzia, in sintonia con l’Assessorato all’Agricoltura, c’è anche un’attività di animazione rivolta alle aziende agrituristiche, sia per favorire la qualificazione dei servizi, sia soprattutto per stimolare un’offerta integrata di fruizione turistica capace di potenziare l’attrattività dei territori.