‘Brain at work’, nuove prospettive di lavoro nell’agroalimentare del Lazio

17/03/2017 - 

“Noi ci siamo perché crediamo molto nella possibilità dell’incontro tra giovani che cercano lavoro e aziende agroalimentari produttrici o aziende che trasformano i prodotti agricoli. Noi abbiamo un assillo, come Regione, il lavoro per le future generazioni, e per questo siamo qui”. Queste le parole di Antonio Rosati, amministratore unico di Arsial, durante il convegno ‘Le eccellenze agroalimentari del Lazio: prospettive ed opportunità occupazionali’, che ha aperto la XVIII edizione di ‘Brain at work Roma edition’, il career day ospitato al centro congressi Frentani il 16 e il 17 marzo.

Qui le presentazioni aziendali e le attività di orientamento al lavoro si affiancano alle aree espositive delle imprese partecipanti, in cui si susseguono colloqui individuali con i responsabili delle risorse umane per conoscere le opportunità riservate al proprio profilo professionale.

Nell’ambito del convegno, le testimonianze dei nuovi imprenditori, di chi ha fatto dell’agroalimentare la leva del proprio successo proponendo idee o creando aziende innovative. Tra esse il ‘Chinottissimo’ di Simone Neri della Pneri srl, la Ferrari Farm società agricola srl rappresentata da Valentina Pontetti, direttore marketing, Stefano Callegari, ideatore di Trapizzino. In fondo è un’idea semplice “E’ un semplice triangolo di pizza bianca farcito con tutte le ricette della cucina romana”. Un’idea che ha avuto un successo mondiale, non è un caso che abbia aperto un Trapizzino anche a New York.

“Abbiamo sentito storie di aziende di successo – ha continuato Rosati – che sono partite da un’idea, da un’intuizione, che ha messo insieme produzione di alta qualità e attenzione alla salute. Abbiamo cercato di coniugare un’idea, che io chiamo cooperare per competere, cioè mettere insieme queste piccole e/o medie aziende – dove noi possiamo essere il fattore aggregativo – e portarle in giro per il mondo, facendo loro risparmiare dei costi molto alti.

Un’altra idea è quella che io chiamo l’economia della bellezza, intorno al triangolo cibo-agricoltura, turismo e cultura, perché l’Italia ha il più grande patrimonio artistico e culturale del mondo. Però abbiamo un difetto: non facciamo mai sistema, ed è ciò che vuol fare l’Arsial”.

“La novità di questi anni è che l’agricoltura non è più guardata come una Cenerentola, come un lavoro di ripiego o di scarsa soddisfazione sia economica che sociale. Oggi tra i ragazzi, tra i giovani, fare agricoltura significa anche un modo molto cool, molto elegante e smart di essere nella società. Realizza se stessi, realizza un sentimento e questo è molto importante, inoltre oggi il cibo e l’agroindustria tirano e i ragazzi che sono qui, e sono tantissimi, hanno capito che possono trovare un impiego e non dimentichiamo mai – ha concluso Rosati – che la vera grande realizzazione, la libertà di se stessi passa attraverso il lavoro”.