Avviata la campagna olivicola nel Lazio, produzione in picchiata

24/10/2018 - 

La campagna olivicola 2018 si sta confermando come una delle peggiori degli ultimi anni. Le stime di produzione a livello nazionale, elaborate da Ismea prima dell’avvio delle operazioni di raccolta, sono state successivamente riformulate al ribasso con valori di poco superiori alle 200 mila tonnellate di olio, per tenere conto di un risultato inferiore alle previsioni. Se il quadro nazionale si prefigura connotato dalle tinte più fosche, alcuni contesti regionali tra cui quello laziale presentano situazioni ancora più critiche. Qui, ad una generale riduzione della produzione, si somma anche un andamento alquanto diversificato in relazione ai diversi areali di produzione. Nella Sabina romana e reatina, sulla base delle valutazioni effettuate dalla Coldiretti e dal Consorzio di tutela della DOP Sabina, si parla di una perdita di circa 40 milioni di euro e ci si attende un calo di produzione nell’ordine del 50-60%.

Stefano Petrucci, presidente del Consorzio DOP Sabina, ci conferma a campagna avviata, le preoccupazioni della vigilia. Nell’area interessata alla produzione della DOP, che copre 46 comuni nelle province di Roma e Rieti, ci si attende un calo delle certificazioni nell’ordine del 40-50%, tanto che il Consorzio ha deciso di sospendere per quest’anno il confezionamento e la successiva commercializzazione dell’olio in lattine da 5 litri, al fine di poter assicurare con confezioni più piccole la presenza sull’intera rete commerciale interessata. “Il prodotto è presente soprattutto sulle varietà tardive, la Carboncella, la Saviana – continua Petrucci – che grazie alla fioritura ritardata si sono salvate dai danni provocati dalle gelate. E’ ancora presto per dirlo, visto che la raccolta su queste varietà è appena iniziata, ma dalle prime partite avviate alla molitura è stata ottenuta una resa soddisfacente, nell’ordine del 15-20%”.

La situazione descritta per la Sabina si ripropone, forse leggermente migliorata di qualche punto percentuale, nella zona di produzione della varietà Itrana, in provincia di Latina e in qualche areale limitrofo della provincia di Frosinone. Le varietà di olive da mensa e la cv. Itrana a duplice attitudine hanno risentito fortemente degli abbassamenti di temperatura e dei venti freddi, in particolare il Burian di origine siberiana, che hanno investito la regione sul finire dell’inverno. Nel primo caso facendo cadere direttamente il frutto ancora presente sulla pianta in attesa di essere raccolto, nel secondo colpendo le gemme a frutto e compromettendone la fioritura.

“Se tutto va bene – è l’opinione di Luigi Centauri, capo panel e presidente del Centro assaggiatori produzioni olivicole di Latina (CAPOL) – si passerà dai 300 mila q.li di olive di un’annata normale a 100 mila, tenuto conto che in provincia il 70% della produzione è ottenuta dalla cv. Itrana, che oltretutto quest’anno è nella sua annata di scarica”.

Al calo generalizzato della produzione si sottraggono solo alcune zone limitate del viterbese, ove le piante presentano una carica produttiva superiore a quella dello scorso anno. A Blera Nicola Fazi, direttore della cooperativa Colli Etruschi, stima una produzione in aumento del 20/25%, grazie alla eccezionale carica della cv. Canino nel comprensorio situato a nord della provincia. “Solo le aree interne – aggiunge – sono state colpite dal freddo. Mediamente la qualità del prodotto è più che buona, anche se le rese alla molitura sono tendenzialmente più basse, nell’ordine del 10-11%”.

Complessivamente, è molto probabile che le stime di una riduzione del 20% sull’intero raccolto regionale rispetto al 2017, elaborate da Ismea, siano anche in questo caso da rivedere, perché troppo ottimistiche.

Oltre ai danni da freddo, dovuti agli abbassamenti di temperatura verificatisi nello scorso mese di febbraio, che in qualche caso hanno portato alla moria dell’intera pianta, ma che comunque hanno falcidiato in particolare la produzione di alcune varietà particolarmente sensibili, quali il Frantoio, sono da ricordare i ripetuti attacchi di origine parassitaria dovuti a Margaronia, Cecidomia e mosca olearia che hanno colpito un po’ ovunque le piante nel corso dell’anno. All’intensificarsi degli attacchi di bactrocera oleae, registrati nelle ultime settimane, si è cercato di far fronte anticipando le operazioni di raccolta e avviando prontamente l’attività di molitura presso i frantoi. Molti dei quali tuttavia, in considerazione della scarsa massa critica di prodotto presente in alcuni areali, hanno addirittura deciso di non mettere in funzione gli impianti, soprassedendo per l’anno in corso alle operazioni di molitura.

Qualche riflesso positivo, per fortuna, sembra esserci sui prezzi. A fronte della scarsa disponibilità di prodotto, le quotazioni sono tendenzialmente in aumento, anche se le scorte di olio 2017 in particolare per la DOP Sabina sono tutt’altro che esaurite, sapientemente gestite da produttori e commercianti quando è apparso chiaro, già dal febbraio scorso, che la produzione 2018 sarebbe stata pesantemente compromessa.

“Quest’anno bisognerà stare particolarmente attenti alle frodi – mette in guardia dalla provincia di Latina Luigi Centauri – facendo attenzione anche alle importazioni dall’estero perché i prezzi dell’olio sono schizzati in alto e le scorte sono basse”.